Da un librettino Salani del 1889 traiamo una storia di Giuseppe Mori, sedicente "contadino illetterato", del quale non abbiamo notizie biografiche, che ripercorre la storia della tipografia Salani fondata nel 1862 da Adriano Salani (1834-1904), uno dei più importanti editori dell'Ottocento.
La storia del Mori termina col trasferimento dello stabilimento in Viale Militare a Firenze che oggi si chiama via dei Mille. Salani è stato il primo stampatore di «varie cose e canzone popolare!», come ci ricorda il Mori con un verso corredato dal punto esclamativo simbolo dell'importanza della cosa; fu anche l'editore di Carolina Invernizio (1851-1916) notissima autrice di romanzi d'appendice da alcuni dei quali sono stati tratti dei testi di bruscelli e zinganette per il teatro popolare.
Leggendo del Salani la sua vita
Credete pure io rimasi incantato,
Amici miei a me convien ch'io dica
Che questo gliè un grand'uomo nominato;
Io vi farò quest'opera compita
Se dal carme non sono abbandonato ;
Vi canterò la vita di quest'uomo,
E come ha fatto a fare un patrimonio
Lui fu figlio di onesto galantuomo
Nativo era costui fiorentino,
Sempre gli aveva il suo cervello buono
Ma poi il suo esercizio era meschino,
Ma l'ingegno l' aveva tanto buono
Che si potrebbe dire un sopraffino,
E perchè l' arte sua gli sembra trista
In una tipografia gli andò apprendista.
Di dodic'anni fe' questa conquista,
Ma furbo quanto mai si possa dire,
Perchè quando una cosa l' avea vista
Non gli stava pensiero ad eseguire ;
Sempre più fama il giovanetto acquista,
Tanto fedele poi nell'ubbidire ;
Con il pensiero di farsi uno stato
Perchè il pane d' altrui gli par salato.
Lui con grand' energia sempre ha operato
Perchè quell'arte gli garbava tanto :
Di stare schiavo un gli è mai garbato
Dicea : Voglio veder se meglio campo!
E quando non poco s' ebbe esercitato
Che nel mestiere si era fatto franco,
Con gran giudizio e con grande attenzione
Di sottoposto si fece padrone.
Mai non fece a nessuno mal' azione,
Che fu tutta su' arte e proprio ingegno,
Perchè lui lo faceva di passione
Si messe proprio con tutto l'impegno ;
Conobbe bene la sua conclusione
Di vecchio un torchio lo comprò di legno.
E con cotesto cominciò a stampare
Varie cose e canzone popolare !
In Via San Niccolò va a dimorare
Dove una botteguccia prese affitto,
Con tre ragazzi cominciò a stampare
E in breve tempo ci trovò profitto.
Sempre più grido cominciò a pigliare
E in ogni parte spediva il suo scritto;
Torchio di legno allora butta via
E mette sù una bella Stamperia.
Ecco il Salani con grand' energia
Che si trova contento nel suo stato,
Che gli ha compiuto la tipografia
Quella che tanto egli ha desiderato.
E sempre più dell' opere compìa,
Tante farse e commedie ebbe stampato ;
Poi gran volumi e gran letteratura,
Che ci fece il Salani gran figura.
Da molti anni il suo lavoro dura
Con esattezza e con precise note,
Là riserrato dentro a quelle mura
Passò le sue giornate laboriose ,
Poi nell' ottantacinque si procura
Mezzi da non far più girar le ruote ,
Con il suo ingegno e con il suo valore
Mette tutte le macchine a vapore.
Conosco ben che lui era un Signore,
Pur nonostante egli non è contento :
Perchè potrebbe aver maggiore onore
Se potesse adempir suo sentimento.
Pensava giorno e notte e a tutte l' ore
Dove può farlo un bell'appartamento;
Gira là pel Viale Militare,
Compra il terreno e lì fece murare.
All'ingegner lo fece disegnare :
E questo fu il signor Mario Foresi,
Da vero amico lui venne a operare
Che bene i suoi disegni gli avea presi.
Perchè gli avea piacer di farsi amare
Lo fece costruire in pochi mesi ;
Quando l'ebbe finito in cortesia
Di Via San Niccolò se n' andò via.
Costà portò la sua Tipografia
In quel locale suntuoso e ameno,
Posto più delicato che vi sia
Che di lodarlo un posso fare a meno.
Ecco adempita la sua simpatia
Che di consolazione è il core pieno:
E costi goderà l' aria tranquilla
Unito insieme colla sua famiglia.
Eppoi nell'ottantotto un giorno piglia
Di Giugno il venticinque co' attenzione,
Che volle dar l'invito a ogni famiglia
A quelli ch' eran di sua relazione.
Fa un convito, nè vi è chi lo assomiglia
Per quindi far la sua Inaugurazione:
Cinquantaquattro furon gl' invitati
E pochi o punti furono i mancati.
Quando gli amici furono arrivati
Gli menorno a veder l'appartamento,
Che ognun di lor restò maravigliati
Quando alla Stamperia gli andaron drento;
Eppoi alla mensa ognuno accomodato
Dov'eran di delizie un reggimento;
Con vini scelti e con un buon liquore
Che si fece il Salani grande onore.
Il convito durò per parecchie ore
Pieni di gioia e con grande allegria,
Che ognun bramava qualche cosa espore
Ciascuno in prosa, e parte in poesia ;
Che giunto gli era alla città del Fiore
Dove il Salani aveva bramosia :
Che da fanciullo non aveva niente
Ora si è fatto un ricco possidente.
Amici miei, per quanto si sente,
Del Salani fu l'arte il proprio ingegno;
Che il suo mestiero esercitava sempre
E si adoprava con tutto l'impegno ;
Ora vi dico ch'è un uomo potente
E così le mie rime vi consegno :
Rendendo a tutti i suoi dovuti onori
E questo è quanto v'ha descritto il Mori.
Dicci la tua!
Ottave, pensieri e foto in libertà.