Romana Vs Fiorentina

L'ottava rima sta subendo una rivoluzione copernicana nei contenuti e nei metodi, rivoluzione che la svelle dal terreno nel quale era radicata e la lascia in fragilissimi cocci nell'attesa di un nuovo trapianto in terreni che pare non si riescano a trovare. Esperimenti, negli ultimi anni, ne sono stati fatti: abbiamo contaminato col rap, abbiamo provato a fare gare tra poeti di diverse regioni, abbiamo organizzato concorsi e lavorato sodo nelle scuole di ogni ordine e grado, abbiamo usato l'ottava rima come linguaggio del teatro e abbiamo cercato di formare un pubblico competente. I risultati, apprezzabili ma deboli, paiono sempre lontani e a volte sembrano addirittura irraggiungibili.

L'arte del contrasto rappresenta la parte più attraente dell'improvvisazione poetica, poiché è proprio nel contrasto che emergono le virtù dei poeti impegnati nella performazione del loro ruolo; tuttavia il contrasto trova luogo anche nella forma scritta proprio come nelle ottave che seguono, composte da Gaetano Salvi e pubblicate nel 1891. Come si noterà le due donne figurate dal poeta, la romana e la fiorentina, decantano ognuna le doti della propria città e, secondo l'usanza del contrasto scritto, il poeta è sempre il testimone che imparziale riporta i discorsi così come li ha sentiti. [⇑] [up]

CURIOSO CONTRASTO FRA UNA ROMANA ED UNA FIORENTINA

Madre di scenza prestatemi aiuto,
Acciò possa di rima carmeggiare,
Ma credo non sarà tempo perduto
Basta che mi volete ora ascoltare.
A scriver questa mi son risoluto
Sentendo da due donne contrastare
Delle bellezze tosche e del romano,
Sopra di quelle spiegherò l'arcano.

Passavo un giorno di Piazza Barbano[1]
Viddi una folla di tante persone,
Credo che adoperassero la mano
Oppure d' arme maggior questione.
Ne dimandai a un giovine romano:
Mi disse: Son due donne chiacchierone.
Io volli intender la scena curiosa
Delle sue liti, compresi ogni cosa.

Parlava la Romana più rabbiosa:
E ragionando l' alzava le mani
Dicendo alla toscana: Sei tropp'uggiosa
Perchè tu vuoi biasimare i romani?
Io sarei donna di te più focosa,
Ma per farti veder che siamo umani,
Perciò non voglio recarti tormenti
Voglio di Roma che non ti lamenti.

Io dalla rabbia arrugginisco i denti
Nel sentir censurar il nostro Firenze,
Comprarlo non si può con ori e argenti
Quella città delle primarie scienze.
Dante e Galilei, i gran talenti
Che fecero nel mondo cose immense,
E il Buonarroti fe' colla sua mano
Il gran sepolcro al Papa e il Vaticano.

A rispondere a te gliè fiato invano,[2]
Tanto ti gusta il vin real che il misto,
Se riflettessi all' Acquario Romano
Giacchè al par di quello non s' è visto.
Si portan molti di tanto lontano,
A venire a vedere il Ponte Sisto,
E di San Pietro in nella anticaglia
Quelle son le memorie dell'Itaglia.

Della question vorresti la medaglia
Se tu trovato avessi una grullaccia,[3]
Ma infinchè ho fiato vo' far battaglia.
Sora romana, glielo dico in faccia!
Non riflettete, perfida canaglia,
Bisogno avete delle nostre braccia?
Da quel lungarno prendeste il disegno
Per non avere il sufficente ingegno.

So bene che il toscano è tanto fregno,[4]
E poi gliè nominato il chiacchierone,
Per ripigliarlo, tu prendi l'impegno
Mettendolo con Roma al paragone.
E pure Capital di tutto il regno
Stimata l' è da tutte le nazione:
E te coi versi tuoi molto affannati
Avreste preso Roma per Frascati?

Non mi portar quei termini spallati,[5]
Vieni a trattar di Roma, il suo costume,
Non riguardare in nei piccoli lati!
Guarda le strade tue nel sudiciume.
Se vedi quei giardini rispettati
Quell' aria pura del gentile fiume,
Sali al monte alle Croci ed alza il viso
Guarda Firenze, sembra un paradiso!

A metterlo con Roma gli è deriso
In quella tana che sembra un mortorio,
Dov'è a Firenze un lavoro preciso
Come la vasta Piazza di Vittorio?
Poi vedi, per tua norma, ognun diviso
Fracido di miseria e di martorio;[6]
Per risanarvi dal misero male
Correr bisogna nella Capitale.

Eccoti un paragone naturale,
Perchè Firenze è ridotto meschino:
Cosa vuoi coltivar, più non ti vale
E compilato meglio d' un giardino?
Pulito proprio che non v'è l' uguale
Dà un Panorama simile a Torino:
Ma a te la pulizia la ti bisogna
Per esser Capitale, l'è vergogna!

Potessi convertir questa carogna
Portandogli ragione chiara e buona:
Guarda quel Colosseo, l'antica fogna
Guarda San Pietro quella cupolona?
Guarda il loggiato, meglio di Bologna,
Osserva pure la piazza Navona,
E la Piazza Colonna e porta Pia
E il Tempio vasto di Santa Maria.

Così vi fa parlar la gelosia
Per liberarvi dal paragon vero:
Guarda il loggiato in Piazza Signoria
Guarda quel campanile e batistero;
Osserva le Cascine ed ogni via
Le porte Sante il vasto Cimitero,
Quei ponti del lung'arno osserverai
Che al par di quelli non avrete mai.

O toscanina, pensa che dirai
D'avere a par di Roma maraviglia;
Soltanto il Campidoglio guarderai
Ed il Monte Caval della real famiglia
Piena di civiltà e di Tramwai,
Che si gira per Roma delle miglia;
Con suoni e canti di tanti strumenti
Godiamo Roma felici e contenti!

Noi ci godiamo per divertimenti
A far delle ribotte [7] con buon vino,
E con diversi amabili alimenti
Del Chianti, Carmignano e di Pomino,
Perchè ci piace d' arrotare i denti
Questo è il vero sistema fiorentino.
Ma in Roma dello spirito bevete,
Vi conviene il nostro vin che richiedete.

Sì, in quanto a questo ragion l'avete,
Ma sopra le bellezze la ripiglio.
E pure Roma, tutti ben sapete,
Degl' Italiani l' è il civile giglio;
Ci si maneggia d'oro e le monete,
Roma è la madre di qualunque figlio;
Se non fosse il commercio dei romani
Sarebbe in perdizion tutti i toscani!

Guarda farabolona[8], i nostri piani
Come di vite le fanno figura;
E i tuoi invece sono d'aria insani
Che sembrano deserti addirittura.
E poi rifletti che i nostri villani
Vi fanno scuola dell'agricoltura,
L'ajuto che ti dà la patria mia
Non te la può recar la cioceria![9]

Non ci gioviamo di quella genìa:
Anzi per Roma viene disprezzata;
E credi, non ti dico una bugia,
Roma per quella razza è censurata.
Ma spero un giorno di mandarli via,
Appen' che Roma sarà sistemata;
Quando unita sarà da cima al fondo
Non ci sarà città più bella al mondo,

Sopra questa ragion non mi confondo
Se Roma alfin verrà città più amena;
Senti, Firenze gli è proprio giocondo
Colle nobil città Livorno e Siena:
Poi inteso avrai dal primo e dal secondo
Che si ha la madre lingua a voce piena:
A queste mie ragion taci e sospendi
Convien a te romana che t'arrendi.

Sentite che ragione tu pretendi:
A lasciarti su questo chiacchierare
Ora davvero il sangue mio l'accendi
A dirmi che non devo più parlare.
La colonna Traiana se m' intendi
Quella può il Biancon[10] proprio comprare;
Gl'inghilesi[11] vedendo quel lavoro
Lo volevan comprare a peso d'oro!

Quella Facciata la costa un tesoro,
V' è quegli Uffizii costano miglioni;
E più dentro Firenze io mi ristoro
Vedendo Conti, Principi e Baroni.
Pure i Romani dicano coloro
Che vi è lavor, li fumano i cojoni:
E quand' han visto la città del Fiore
Ci s' innamora qualunque signore!

Non conosci che siei[12] in nell’errore,
A contrastar con me, cara toscana;
Avrai inteso da qualche scrittore
Lingua toscana in bocca romana.
Certo di madre lingua un l'hai l'onore
E pure alla bellezza siei lontana:
Roma ha l'onor d' avere la bandiera
Altro non ti so dir, che buona sera!

Eccola chiara la ragion sincera,
Alfine vedi la vittoria è mia;
Sì, è vero, Roma l'antica guerriera
Per quello la ragion convien ti dia.
Ma poi non c'è quell'aria pur sincera
L'estate quasi tutti scappan via;
Per questo tu verrai alla mia ragione
Lasciar Roma, e venire al Biancone.

Note

[1] Piazza di Barbano: l'attuale Piazza Della Indipendenza. [2] Fiato invano: Fiato sprecato. [3] Grullaccia: senza cervello. [4] Fregno: strano, buffo. [5] Spallati: sballati [6] Martorio: tormento, pena. [7] Ribotte: cene luculliane [8] Farabolona: chiacchierona, ciarlatana. [9] Cioceria: Ciociaria [10] Biancone: la statuta del Nettuno in PIazza Della Signoria. [11] Inghilesi: Inglesi. [12] Siei: sei

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