Lo sgombero dell’Inferno

Foto di copertina di:  Jeroným Pelikovský da Pixabay

Diverse lingue, orribili favelle,
parole di dolore, accenti d’ira,
voci alte e fioche, e suon di man con elle

facevano un tumulto, il qual s’aggira
sempre in quell’aura sanza tempo tinta,
come la rena quando turbo spira.

(D. Alighieri, Inferno, III 25-30)

Ancora una volta il Niccheri. In questa bellissima storia il poeta fiorentino ci  racconta lo sgombero dell'Inferno necessario per fare posto alle nuove anime che vi dovranno entrare. La classificazione dei peccatori secondo il Niccheri è molto lontana da quella alla quale ci ha abituati Dante Alighieri; anche i nomi dei diavoli cui il Moroni fa riferimento sono per una parte tradizionali ma per altra sembrano il frutto della fantasia del poeta.

1.
Giù nei recinti dell'Anime nere
Laddove dei dannati è tutto il nidio,
Non poteano star ritti nè a sedere
Dalla pena, il dolore e dal fastidio;
Venne una voce e non si fe' vedere
Dicea: Chiedete per aver sussidio,
Con un eco a mezz'aria da un emporio
Tutta dolente a guisa di martorio.

2.
E allor telegraforno al Purgatorio
Di saper come stavan quei di sopra;
L'anime erano tutte a Refettorio
A guadagnarsi il merito dell'opra.
Ed il custode di quel territorio
A dar risposta ogni pensiero adopra,
Ritelegrafa e dice : In questa stanza
Noi purghiam per il ben della speranza!

3.
Se costaggiù non fate un'adunanza
A tutti i contatori dell'interno,
Di alleggerire la vostra mancanza
Delle colpe dell'ira, invidia e scherno,
Dubito che i dannati in alleanza
In tutt'e sette cerchi dell'Inferno,
Ed urlando ed esclamando ai superiori:
O alleggerir le pene o sortir fuori!

4.
Partir quattro demoni ambasciatori
Per veder di snodar quelle matasse;
Pluto che stava al banco de'rigori
Insieme con Mignella e Caifasse,
Il registro guardò dei peccatori
Di prima, di seconda e terza classe :
Ripartite! gli disse a torbo ciglio
Che ne manca altri nove a far consiglio.

5.
Poi venne Torcicoda e Gattopiglio,
Seneca, Belzebù, Zanna e Minosse,
A riguardar le colpe del periglio
Delle mancanze mezzolane e grosse.
Dodici con la penna nell'artiglio
Satanasso parlò, e il capo scosse :
Manca i tre difensor delle Vulcane
Un certo Squarcialupi e Dentecane.

6.
Poi Barabba arrivò con quattro mane:
Due teste, tre lanterne e un libro aperto,
Con un cappello a nicchio e due sottane,
Questo gli era il dottore del deserto.
Il difensor delle parti profane:
Firmate! disse, pei dannati certo,
Sia pulito l'Inferno dal pattume
Per concentrarlo in altro costume!

7.
Si aprì l'ingresso dello Stige il fiume
Dove eran le partenze dei viali;
Subito del Vulcan fu spento il lume
In tutt'a sette i baratri ’nfernali;
Vi era un usciere dalle spine piume
Di ferro fuso portava gl'occhiali;
Che avea i registri, connotati e carte
Per segnar tutte l'Anime che parte.

8.
Era milioni d'anni in quella parte
Che indebolito gli era i pavimenti,
Dalle focate e le gelate smarte
Che stavano i dannati malcontenti,
Vulcan fu il primo a sgomberare all'arte
Con la mischia de'draghi e de'serpenti;
Con un carro pieno a partir si mette
D'ancudine, di mantici e saette.

9.
Una gran voce Radamanto dette
Che fece rintronar tutte le tane:
Partite! disse, anime neglette!
La prima classe fu di Spie e Puttane,
Di ferro fuso avevan le berrette,
E d'incerato nero le sottane;
Con il busto di piombo e bottoniera
Le scarpe e stivaletti di lamiera.

10.
La seconda mandata, a schiera a schiera:
Di Ladri, di Strozzini e di Ruffiane;
Di Borsaioli una mucchiata intera
Che avean tagliato i diti delle mane;
Tutti gli Stuprator fuor di maniera
L'Inferno vuoto subito rimane :
Tutti fermi alla porta dell'ingresso
Di partire aspettavano il permesso.

11.
Razzana vien di corsa per espresso;
Mandato era da Cerbero maggiore.
A coppia ogni dannato fosse messo
A delitto di pena e di dolore.
Davanti ognuno aveva il suo processo
D'enormità che gli facean terrore:
Tutti col suo segnale equipaggiate
Di palette, forconi e di granate!

12.
Di là partiano l'Anime dannate
Passorno sotto le balze dell'Oriente
Da tre Demoni l'erano guidate
Da Caronte, Capraccia e Battidente.
Vi eran dodici porte spalancate
Con un'insegna di un grosso serpente;
L'ingresso scritto di parole sterne
La fece il Calabron delle caverne!

13.
Fiaccole afate e abbrunate lanterne,
Le mura eran di gruma e borraccina;
Lampeggiava e tonava in parte interne
Ed ogni anima al suo posto si destina.
E d'acqua rossa vi eran tre cisterne
Se ne servia Vulcano alla fucina;
E che cascano al piano e alla pendice
A fabbricar di quello che si dice.

14.
Vi è chi pensava, e vi è chi maledice
I dannati faceano osservazione;
Chi stava zitto e vi è chi contraddice
Nel centro della nuova abitazione;
Parte imprecavano la prima radice
I dannati eran mezzi in confusione;
Parte si discorrevano all'orecchio,
Che stavan meglio nell'Inferno vecchio!

15.
Qui resterò e la mente apparecchio
A improvvisar di quel che non si vede.
Simile all'ombre son dietro lo specchio
Vanno a sparire se si move il piede;
Di Lino v'intrecciai Lana e Capecchio
Sia felice colui che in Dio ben crede;
Del vecchio Inferno si restaura il covo
Per metter quest'altr'Anime di novo!

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