Nuovo contrasto tra un fiorentino e un casentinese

Contrasto poetico in ottava rima

Di Eutonto Buggera

Il contrasto tra il fiorentino e il casentinese è un classico delle campagne toscane; tramandato a memoria di generazione in generazione viene ancora cantato in qualche rara occasione. Il filone è sempre quello del “conflitto” tra cittadini e campagnoli. Questa versione è un aggiornamento della medesima tematica: il contrasto storico è ambientato in una osteria mentre questo è ambientato al fast-food.

Ero a Firenze per combinazione
a prendere un amburghere al fasfùde
c’era gente da più di una nazione
e parecchie turiste mezze ignude
una di queste in fila al bancone
attrasse l’attenzion d’un tipo rude
che s’impettì come un tacco nostrano
e cominciò a squadrarle il deretano.


Accanto a lui sedeva un tipo strano
che addentava un cisburghere in mal modo
gli disse: «Fiorentino vacci piano
che solo il pane in questo posto è sodo.»
Questo si rivoltò come un marrano:
«Un cazzotto — gli disse — ora t’approdo
su quella bocca e i denti ti dirado
così forse a tacer ti persuado!».


«Ai tuoi discorsi amico mio non bado
— gli disse calmo il casentinese —
la colpa l’ha chi lascia troppo brado
un somaro tanto stupido e scortese
sta’ dunque attento che bene t’instrado
per giungere veloce a quel paese
dove tuoi pari ce ne trovi tanti
senza mutande e piegati in avanti.».

«Poveri montanari tribolanti
scendete a valle come l’alluvione
tutti pronti alla cerca dei contanti
o a studiare per qualche professione;
ringraziate le industrie e i negozianti
se a cena avete un po’ di minestrone
se lo stipendio lo cerchi a Bibbiena
ti resta la famiglia senza cena.».

«Ma dove l’hai sognata questa scena
si vede proprio che capisci poco
da noi si crepa colla pancia piena
e la gratella sta sempre sul fuoco
maccheroni col sugo e si ripiena
con arte antica il collo dell’oco
e di contorno mettiamo ai tortelli
i funghi, il pecorino e i sambudelli.».


«Io non ci casco in questi tuoi tranelli
ringrazialo l’ingegno fiorentino
quando vanti le pievi ed i castelli
che trovi sparsi in tutto il Casentino;
mostri ai turisti questi posti belli
avuti senza spendere un fiorino:
ti abbiamo regalato un capitale
e vieni ardito a trattarci male.».


«Di scendere la voglia non mi assale
e se scendo è perché sono obbligato
l’aria mi pare putrida e mortale
in questo posto disorganizzato
appena arrivo mi ci sento male
ed il parcheggio mi costa salato;
e nel traffico lentissimo procedi
ti passa avanti chi si muove a piedi.».


«Se di fare un discorso mi concedi
parlar ti voglio della malattia
quando d’averla addosso te ne avvedi
vieni a Firenze per mandarla via
tra quelle valli hai pochi rimedi
qualche pasticca e qualche ave Maria
ma a furia di aspirine e di preghiere
accordi il coro per il miserere.»


«Ma intanto con le tue belle carriere
coi tuoi scienziati e colle tue pensate
tra palazzi aeroporti e ciminiere
la terra nuda più non la trovate
gli orti vi tocca far nelle fioriere
e in mezzo alle rotonde le insalate
e per cercare un poca d’aria buona
venite tra Camaldoli e Moggiona.»


«Se non ti piace proprio la mia zona
perché ti ci riscontro tanto spesso
forse la tua salute ti abbandona
dalla faccia mi sembri un po’ depresso
quell’espressione certo non ti dona
somigli a un manichino mezzo fesso
parli poi con accento imbastardito
che sembri un cane rinselvatichito.»


«Scendo a Firenze e torno divertito
e in casa tante cose ho da narrare
qua trovo sempre qualche rimbambito
che strade e piazze non le sa trovare
il cellulare vi ha rincoglionito
siete incapaci anche di circolare
ogni viaggio organizzate a tappe
ma vi perdete senza gugol mappe.»

«Mi vorresti pigliare per le chiappe
ma proprio caro mio non ti riesce
cantate antico e adoprate le zappe
e ammutolirti tanto mi rincresce
noi già cantiamo il reppe e la trappe
e in tutto il mondo questa moda cresce
mentre tu con i tuoi canti popolari
stai bene tra i pastori e tra i vaccari.»


«Sei peggio delle micce e dei somari
che ti passano avanti col cervello
mi tengo stretti gli antichi cantari
l’ottava rima e anche lo stornello
in fondo se la musica la impari
lo devi ringraziare un monacello
che tolse dall’incognito l’arpeggio
dando il nome alle note del solfeggio.»


«Non capisci nemmeno che rockeggio
con la chitarra e con l’elettrobasso
colla tastiera poi ti coglioneggio
non ti avvilire se non reggi il passo.
Se non vai oltre l’antico gorgheggio
e la musica moderna ti par chiasso
non resta che una sola spiegazione:
sei stato escluso dall’evoluzione.»


«Oh fiorentino mi fai compassione
ti credi d’esser tanto intelligente
però rinneghi la tua tradizione
te ne vergogni misteriosamente
avrai cambiata la tua situazione
ma non la puoi mutar la tua sorgente:
due terzi dei moderni fiorentini
eran pastori o eran contadini.»


«Codesti tuoi discorsi sibillini
mi garban poco te lo voglio dire
nulla ci ho da spartir cogli Appennini
però capisco e posso compatire
la sfortuna di voialtri montanini
da sempre avvezzi a dover spartire
le cucine le camere e le sale
coi polli colle capre e col maiale.»


«E vorrà dire che faremo eguale
giacché dimostri ancor la tua genia
pronta ho la stalla per ogni animale
lustra e arredata è la casa mia
mentre tu so che te la passi male
per questo soffri un po’ di gelosia
che a letto tra furetti cani e gatti
per stendere le gambe tu combatti.»


«Basta così scendiamo a giusti patti
— volle alla fine dire il fiorentino —
lo vedo con baldanza controbatti
quasi mi tratti come un assassino.»
«Anche tu con coscienza ben ti batti
mi volevi passare per cretino
ma nel progresso come te mi areno
e sto al fasfùde ad ingollar veleno.».


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