Dedicato a chi ama l’ottava rima anche in tempo di Covid - La gara interregionale di poesia estemporanea in ottava rima organizzata dall’APEA all’EUR nel gennaio 1967
Storia di una registrazione
ella memoria dei poeti estemporanei in ottava rima è ancora vivo il ricordo della gara che si svolse al Palazzo dei Congressi di Roma, all’EUR, il 27 gennaio 1967 che riunì poeti estemporanei toscani, laziali e abruzzesi. Abbiamo la grande fortuna di poterla riascoltare nella sua interezza grazie ad una registrazione che è attualmente consultabile e scaricabile dall’Archivio multimediale dell’ottava rima, la vastissima raccolta di registrazioni sonore di Giancarlo Palombini, accessibile online a questo link.
La gara era stata organizzata dall’APEA, L’Associazione Poeti Estemporanei Amatriciani, fondata a Roma nel 1965. Sulla storia dell’APEA rimandiamo all’articolo di Serena Salvatori intitolato Roma 21 maggio 1965. Anche i poeti emigrano. Nasce così l’APEA, associazione poeti estemporanei amatriciani pubblicato su Fidelis Amatrix, XII/37 dell’agosto-settembre 2010 (da cui abbiamo tratto l’immagine di apertura[1]) e al libro di Luciano Sarego Le patrie dei poeti. Storia e costume del canto a braccio nella provincia di Rieti (1850-1986), Rieti, B.I.G., 1987.
I cinque file audio (nominati da FP003 a FP007) che compongono la registrazione della gara si possono scaricare dall’Archivio multimediale dell’ottava rima a questo link. Per comodità dei lettori, tutti file audio di cui si compone la registrazione sono stati caricati su Soundcloud in modo da renderne possibile l’ascolto in streaming dai link riportati sotto, senza bisogno di scaricarli. Invito comunque tutti a prendere confidenza con l’Archivio multimediale dell’ottava rima perché è ricchissimo di documenti preziosi per chi si interessa al canto a braccio.
La ripresa sonora è stata fatta da Amedeo Albani, socio APEA, noto per l’abitudine di registrare gli incontri di poesia estemporanea in ottava rima con il suo magnetofono e per duplicarle in copie che regalava agli amici poeti. Le registrazioni di Albani sono particolarmente interessanti e piacevoli da ascoltare non solo per la loro qualità, ma anche per le dediche agli amici che Albani registrava dalla propria voce, inviando messaggi e fornendo informazioni sulla circostanza della registrazione che altrimenti non potremmo conoscere. Non è possibile stabilire se gli interventi dalla sua voce fossero effettivamente inseriti nel corso della registrazione dell’evento o solo in fase di duplicazione dei nastri, il che rende forse difficile interpretare “filologicamente” le registrazioni che ascoltiamo oggi, ma ciò non rende l’ascolto meno interessante. Purtroppo i nastri originali di Albani sono andati perduti, ma ci è pervenuta qualche duplicazione in audiocassetta o in nastro magnetico, conservate in archivi privati e, a seguito di un riversamento in digitale, ora anche nell’Archivio multimediale dell’ottava rima di Giancarlo Palombini.
Proprio ad un poeta, per di più partecipante alla gara, era dedicata la registrazione che possiamo ascoltare oggi. Nel file n. 5 (accessibile nel terzo link qui sotto), al minuto 8:12, dalla voce di Amedeo Albani ascoltiamo le parole: “queste registrazioni sono state fatte col magnetofono di Amedeo Albani di Pinaco e riprodotte per l’amico e poeta Celestino Ciaralli di Castel Trione”. La data della gara riportata sopra viene ancora dalle informazioni fornite da Albani all’inizio del primo file, essa in realtà contrasta con quella ricordata da Luciano Sarego, secondo cui la competizione al Palazzo dei Congressi di Roma si sarebbe svolta il 29 gennaio 1968 (si veda la nota n. 125 a p. 135 del libro Le patrie dei poeti).
Modalità di svolgimento della gara
La gara si svolse con modalità oggi inconsuete: non si tennero contrasti, ma i poeti furono chiamati a cantare un’ottava a testa su temi estratti a sorte: È Giancarlo Palombini, che ringrazio per la sua competenza e disponibilità, a spiegarci che questa era comunque una pratica abituale prima che venissero in voga i contrasti, importati dalla Toscana. Il Presidente dell’APEA, Mattia Putini, tuttavia, a partire dal minuto 7:35 (FP 003) spiega che per garantire l’estemporaneità gli organizzatori hanno modificato l’“andazzo normale” delle gare. In cosa consiste questa modifica ce lo spiega di nuovo Giancarlo Palombini: normalmente tutti i poeti rimanevano insieme al pubblico per tutta la durata della gara, invece in questa circostanza, spiega Putini nella registrazione, i concorrenti erano stati isolati dalla sala dove avveniva l’esibizione e venivano chiamati di volta in volta. Dal minuto 26:08 del secondo file (FP 004) inoltre veniamo a sapere, dalla voce del presentatore, che i poeti dovevano fare una “bella camminata” per raggiungere il pubblico perché nel luogo scelto inizialmente per isolarli si udivano gli altri concorrenti cantare, ed è stato dunque necessario trovare un’altra sala, più lontano, in cui fare attendere ai poeti il loro turno.
Sempre nei primi minuti del primo file (da 4:06 di FP 003) ascoltiamo dalla voce dal Presidente dell’APEA che i concorrenti erano 22 (in realtà se ne contano 21) e che sarebbero stati estratti tre temi per la fase eliminatoria e due per la finale (dal minuto 16:12 veniamo a sapere che il totale dei temi preparati era 20). Riguardo ai criteri di valutazione, il Presidente dell’APEA nel suo intervento (9:57 di FP 003) invita la giuria a prestare particolare attenzione allo sviluppo del tema, che deve essere pertinente all’argomento dato, soprattutto “che il poeta centri il più possibile il tema e che questo sia ricco di immagini e di poesia”. La giuria, lo ascoltiamo dal minuto 30:12 del primo file (FP 003), era composta da Luigi Palazzone, Presidente dell’Associazione abruzzese-molisana di Roma e presidente della giuria; Aldo Cipollone, definito “cultore di poesia e mecenate dei poeti”; Rita Palombini, qualificata come professoressa e figlia del commendator Giovanni Palombini (il “re del caffè”, rapito e ucciso nel 1981); Ilario Casadidio, ragioniere, “poeta anche lui e cultore di poesia” e infine Guido Blasi, “poeta e scrittore” di Tarquinia che si era prestato a sostituire il poeta estemporaneo Luigi D’Angelo che avrebbe dovuto partecipare non come concorrente ma come giudice e che però non si presentò, come si ascolta nei primissimi secondi del primo file (FP 003).
I partecipanti
Ma veniamo ai nomi dei partecipanti, che i lettori saranno curiosi di conoscere. Come già detto, sono definiti toscani, laziali (e per laziali si intende in particolare i poeti di Civitavecchia e del Viterbese) e abruzzesi (“gli Amatriciani”, dice Albani nei primissimi secondi della registrazione). Dal minuto 12:44 del primo file (FP 003) il presentatore abbozza una distinzione stilistica regionale: dei toscani osserva che “loro con le parole ci giocano come i giocolieri”, mentre degli abruzzesi sottolinea che “sono ricchi di immagini vive, della natura specialmente, perché quasi tutti sono di origine pastorizia, sono dei pastori”, infine i poeti dell’Alto e del Basso e Lazio, commenta il presentatore, sono anch’essi “dotati, […] hanno anche loro delle particolari caratteristiche”.
Riporto qui i nomi dei poeti nell’ordine in cui cantano il primo tema (si ascoltano dal minuto 16:47 del primo file FP 003). Bruno Moggi, unico concorrente di Tolfa, ha diritto di estrarre il primo tema che si rivela essere “il tramonto”. Seguono Egidio Carpifave definito “umbro per sbaglio, perché è vicino al confine di Leonessa”, dunque “più abruzzese che umbro”, Nello Landi di Pisa (in realtà di Cascine di Buti), Angelo Mancini di Borbona, Mario Diottasi di Civitavecchia, Ulmare Ciambotti di Campotosto, Mario Adriani di Mascioni, Agostino Pasquinelli di Vetralla, Celestino Ciaralli, detto di Amatrice e che il presentatore (di cui è evidente l’ammirazione per gli abruzzesi, rivelandosi, forse involontariamente, poco super partes) definisce “senza tema di smentite il più estemporaneo dei poeti estemporanei […] spontaneo come una sorgente d’acqua” (35:14 del primo file FP 003), Ariteo Grani di Montalto di Castro, Giovanni Olimpieri di Cellere di Castro, Floresto Ropi di Livorno, Edilio Romanelli di Arezzo, Florio Londi di Firenze (in realtà era di Carmignano, oggi in provincia di Prato) annunciato all’inizio del secondo file FP 004), il toscano Severino Cagneschi, Vittorio Bigetti di Leonessa, Virginio Di Carmine di Amatrice presentato come “il gigante di Amatrice”; Adalberto Fornari di Palestrina, Vittorio Fiaschetti di Barbarano Romano, Felice Tazzini di Civitavecchia, Vasco Cai, di Pisa (ma in realtà di Bientina).
I temi
Il primo tema, “il tramonto”, occupa tutto il primo file (FP 003) e un terzo del secondo (FP 004), dove al minuto 16:50 viene annunciato il secondo tema, “la vittoria”, mentre la competizione sul terzo tema delle eliminatorie, “le comari”, comincia dal minuto 9:59 del terzo file (FP 005).
Pochi secondi prima, dal minuto 8:50, vengono elencati i premi in palio: al primo classificato la coppa Banca Federale di Amatrice insieme a 20.000 lire, al secondo la coppa Città dell’Amatrice e 10.000 lire, al terzo la targa offerta dall’onorevole Franco Maria Malfatti, di cui si precisa che è sottosegretario al Ministero dell’Industria e Commercio, al quarto la coppa Camera di Commercio di Roma, al quinto la coppa offerta dall’Enal Provinciale di Roma e al sesto la coppa Ente Provinciale per il Turismo di Roma, mentre a tutti i concorrenti verrà consegnato un diploma di partecipazione.
Il terzo tema, "le comari" (su cui i poeti cantano fino alla conclusione del terzo file FP 005), è quello più curioso e che si presta ad alcune divertenti considerazione di genere. Dopo qualche esitazione dovuta a un argomento che evidentemente risultava ai poeti del tutto inaspettato, i più hanno sottolineato l’insistenza, l’inaffidabilità e la malignità di queste signore indomite che mai si astengono dal commentare sui fatti e sulle persone, facendo circolare dicerie false e creando scompiglio nelle famiglie. È interessante notare che cinque poeti, Celestino Ciaralli, Virginio Di Carmine, Ulmare Ciambotti, Ariteo Giani e Severino Cagneschi, collocano i crocchi delle comari in prossimità delle fontane (Cagneschi in realtà le immagina al lavatoio), Giani addirittura riserva loro un posto pure all’osteria (dove sarebbero addirittura capaci di bere “una fontana” di vino). Florio Londi e Bruno Moggi invece ne elogiano rispettivamente i sacrifici mai giustamente riconosciuti e l’apertura al dialogo sincero, importante specie nell’affrontare i rapporti intergenerazionali. Floresto Ropi, interdetto dal tema affidatogli, ne approfitta per lamentarsi dello svolgimento della gara, che segue un “tutt’altro sistema” poco usuale in Toscana (30:32 del terzo file FP 005).
La finale
I poeti ammessi alla finale sono annunciati nei primi minuti del quarto file (da 00:50 di FP 006), subito dopo un breve messaggio che Albani incide per Celestino a proposito di un nastro, approfittando “di qualche minuto mentre la giuria sta facendo la graduatoria”.
I concorrenti selezionati per l’ultima tornata sono: Nello Landi, Mario Diottasi, Mario Adriani, Celestino Ciaralli, Edilio Romanelli, Florio Londi, Vittorio Bigetti, Virginio Di Carmine, Adalberto Fornari, Vittorio Fiaschetti, Felice Tazzini, Vasco Cai. Il presentatore allora spiega il regolamento della finale (da 3:16 di FP 006): ogni poeta dovrà cantare due ottave su due temi sorteggiati tra quelli rimasti. È Celestino Ciaralli a cominciare ed estrae i temi “verso il cielo” e “la ricordanza”. Per accelerare lo svolgimento della gara, ai poeti viene chiesto di cantare di seguito le ottave sui due temi. Lo svolgimento della finale occupa tutto il quarto file.
Il quinto file (FP007) si apre con un’ottava di saluto cantata da Rinaldo Adriani, che evidentemente aveva assistito alla gara senza prendervi parte. Vengono poi letti i risultati dal presidente della giuria, Luigi Palazzone: primo classificato è Virginio Di Carmine, secondo Celestino Ciaralli, terzo Vittorio Fiaschetti, quarto Adalberto Fornari, quinto Mario Diottasi, sesto Felice Tazzini, settimo Vasco Cai, ottavo Edilio Romanelli, nono ex aequo Nello Landi, Florio Londi e Vittorio Bigetti.
Oltre ai premi previsti, al vincitore l’APEA offre i “lauri del Campodoglio”, che Virginio Di Carmine è invitato a mettere in testa per la fotografia. Terminata la premiazione, alcuni poeti cantano ottave di saluto e la gara si conclude con una dichiarazione finale dell’APEA che si rammarica di non aver potuto offrire premi più importanti ai poeti. La registrazione si chiude con la voce di Amedeo Albani: “allora, caro Celestino, è bello tardi, circa mezzanotte, la gara è terminata”.
[1]. Serena Salvatori fornisce questa didascalia per la foto: “Roma. Palazzo dei Congressi. Gara interregionale di poesia estemporanea in ottava rima. Da sinistra: Franchino Lalli di Poggio D’Api, Corrado Blasetti di Amatrice, Fernando Guerra di Capricchia, Mattia Putini di San Tommaso (Amatrice), al microfono Virginio Di Carmine”. È probabile che sia stata scattata proprio in occasione della gara del 27 gennaio 1967, anche se non ne abbiamo la certezza.