Belinda: il bruscello è tornato in Casentino

Nulla è andato perduto

La bella introduzione al libretto di Belinda di Monsignor Carlo Corazzesi, parroco di Casalino, testimonia la passione e l’amore che i Casentinesi ancora oggi provano per le loro tradizioni. Poche righe gravide d’affetto per quella che è una commedia popolare senza pomposità, senza scenografia, senza pretesa alcuna e che nulla ha da invidiare ai più noti e ricchi bruscelli che ogni anno si cantano a Montepulciano e Castelnuovo Berardenga.

Di seguito proponiamo il bell’articolo che ci ha inviato l’amico e bruscellante Gianni Verdi motore inarrestabile del bruscello di Belinda.

Per forza superiore di destino

di Gianni Verdi

Alla fine ha vinto, ancora una volta, la “forza superiore di destino”, quella che già nel 1976 tolse dall’oblio la vicenda del bruscello di Casalino per consegnarla alla ribalta ancora per un decennio. Poi di nuovo la fine, fino al 26 agosto scorso. Questa volta il “miracolo” è accaduto a Moggiona, frazione del Comune di Poppi a pochi passi da Camaldoli. Qui, nella soffitta di una casa qualunque, fu ritrovato nel dicembre scorso il testo di un bruscello dal titolo “Belinda”, interamente trascritto, probabilmente composto a Moggiona alla fine degli anni ’40 del secolo scorso e ormai dimenticato. Da quel fatto fortuito, riprendono i contatti per rendere possibile la rappresentazione di quel testo così nuovo e così antico. Da Moggiona il segnale arriva all’Ecomuseo del Casentino, e da qui a Casalino, l’ultimo luogo della vallata dove il bruscello (“I Nobili”, di Prisco Brilli) era stato cantato in pubblico, nell’agosto del 1987. Moggiona e Casalino, due comunità un tempo amiche, unite dal lavoro nei boschi casentinesi e dalla sudditanza nei confronti della comunità dei monaci di Camaldolin e oggi popolate da poche decine di anime, capiscono subito di non essere in grado da sole di rinverdire quella tradizione. Mancano i cantori, non ci sono più le giornate trascorse a “cantar di poesia”, le ottave risuonano isolate, di tanto in tanto, nei vaneggiamenti dei pochi anziani. Tutto però non manca: Moggiona ha una solida Pro Loco, strutture adeguate e tanta ospitalità. Casalino ha un manipolo di appassionati – soprattutto villeggianti – che accettano la scommessa. E siccome è necessario, i cantori si trovano in giro per la vallata, e non solo. Giusto il tempo di contarsi, e quando si arriva a dieci – numero dei personaggi di Belinda – non resta che da fissare le date delle prove. Non è facile, perché anche la melodia del bruscello casentinese è sconosciuta ai più. Ma c’è voglia di lavorarci, e c’è spirito di gruppo. E ci sono anche abilità e competenze, visto che in quattro e quattr’otto Marco Betti compone il coro iniziale, a sua volta mancante nella trascrizione. Morale della favola, domenica 26 agosto lo spazio feste della Pro Loco di Moggiona, nonostante la serata non propriamente estiva, si riempie di gente, e quando arrivano i bruscellanti preceduti dal ciuchino e accompagnati dalla fisarmonica, il pubblico si alza e spontaneamente applaude. Sarà così per tutta la sera, fra risate e battimani, nel sentire le rime della storia di Belinda, ragazza giovane e un po’ civetta, e dei suoi tanti spasimanti. Per lei si litiga, si millantano ricchezze, si trepida, sotto la severa e sguaiata vigilanza della mamma Brogiona. Si susseguono Randaccio, Achille, Giulio, tutti interessati più alla dote dello zio Geppe che all’avvenenza della bionda fanciulla. Ci si mette anche il puntiglioso oste Lorenzo a mettere i bastoni fra le ruote… Alla fine, l’abile notaio Bernardo raggirerà tutti e si prenderà la ricca dote, mentre la giovane andrà in sposa a quel vecchiaccio di Taranzone, e il rampollo Randaccio si prenderà la vecchia madre… insomma, storie strampalate per andare in scena a carnevale, quando il mondo – ma solo per pochi giorni – si poteva guardare all’arrovescio. La morale è che “i furbi a questo mondo fan fortuna, alle spalle dei gonzie gl’ignoranti”, e il canto si spenge nel coro finale fra le ovazioni di un pubblico molto divertito. Non c’è ancora la data per un nuovo appuntamento con Belinda, o magari per ritirare fuori da qualche cassetto gli altri quattro bruscelli casentinesi giunti comunque fino ai giorni nostri. Ma si sa, a stabilire quelle date non ci pensiamo noi, ci pensa la forza superiore del destino.

La canzone del bruscello.

Di seguito riportiamo il testo integrale della canzone iniziale del Bruscello di Belinda.

Dopo lunga interruzione
Torna in bocca un ritornello
È la strofa del Bruscello
Che veniamo a ricantar

La gran dote che a Belinda
Lo zio Geppe ha già concesso
In paese ha un gran successo
E a proporsi sono in tre.

È Randazzo innamorato
Primo a chiedere la mano
Ma a Brogiona pare strano
E alla figlia non lo dà.

Il secondo è uno studente
Che si vanta della scienza
Ma ne saggian la sapienza
Da somaro passerà.

Terzo ed ultimo è un ragazzo
Che si dice ricco e bello
Ma dei debiti il fastello
Viene l’oste a smascherar.

La Belinda dei partiti
Ogni offerta ingenua accetta
Passa dunque da civetta
E nessuno la vuol più.

Resta solo Taranzone
Sotterrate ha tante mogli
Fatto il conto degli spogli
alla dote punterà.

Poi ci sono dell’altre storie
E dell’altre ardite scene
Ma guardare vi conviene
Il Bruscello che cantiam.

Dopo lunga interruzione
Torna in bocca un ritornello
È la strofa del Bruscello
Che veniamo a ricantar.

Personaggi e interpreti

Allegrotto all’albero Bernardo Sassoli,
Taranzone padre di Randaccio Marco Giovani,
Randaccio giovanotto Marco Betti,
Brogiona madre di Belinda Lenny Graziani,
Belinda ragazza Gianni Verdi,
Achille Tiraloi studente da poco Filippo Massaro,
Giulio giovane trappolone Alberto Marioni,
Lorenzo oste Luca Miani,
Bernardo notaio Daniele Parachini,
Geppe compare zio della ragazza Paolo Innocenti,
Rammentoni: Franco Cipriani e Moreno Ristori

Alcune immagini del bruscello


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